Dietro l’apparente leggerezza delle forme e dei colori si cela un tema profondo e urgente: l’inquinamento marino. Ogni pesce realizzato dall’artista è il simbolo di un mare che cerca di comunicare, di denunciare la presenza costante e invasiva dei rifiuti umani. Non si tratta di una semplice rappresentazione naturalistica, ma di una vera e propria narrazione visiva, in cui l’argilla prende la parola per conto di chi, per natura, non ha voce.
Le sculture raccontano storie di quotidiano abbandono: pesci che stringono tra i denti sigarette, come quelle lasciate sulle spiagge; pesci che masticano gomme da masticare, evocando la plastica che si disintegra lentamente nell’acqua senza mai scomparire davvero. Altri portano sulla schiena bottiglie, lattine, tappi, cannucce e oggetti di uso comune che il mare restituisce trasformati, corrosi, ma mai davvero distrutti.
In queste opere, ogni dettaglio è una testimonianza. La scelta dei materiali preziosi, come gli zirconi, non è un semplice vezzo decorativo: serve a sottolineare il paradosso tra la bellezza dell’opera e la brutalità del messaggio. Il rifiuto si trasforma in ornamento, il degrado si veste di splendore, costringendo l’osservatore a confrontarsi con una realtà spesso ignorata.
A rendere queste sculture ancora più potenti è la presenza ricorrente di strumenti musicali – chitarre, trombe, sax – impugnati dai pesci come fossero estensioni del loro bisogno di comunicare. Il mare è pieno di creature silenziose, ma l’artista immagina che queste, stanche di subire, trovino un modo per farsi sentire. Attraverso la musica – simbolica, immaginaria, eppure fortemente evocativa – i pesci diventano portavoce di una protesta sommessa ma inarrestabile. È un gesto poetico e provocatorio insieme: se non possiamo sentire il loro grido, possiamo almeno ascoltare il messaggio che l’arte ci restituisce.
Il mare, così, diventa protagonista silenzioso di una denuncia artistica. Un mare che soffre, che assorbe tutto ciò che l’uomo scarta, che cerca disperatamente di mantenere il proprio equilibrio. Attraverso questi pesci, l’artista restituisce un volto – e una storia – alle vittime invisibili dell’inquinamento. Le sue opere invitano a riflettere, a cambiare prospettiva, a sentirsi parte attiva in una responsabilità collettiva.



